Non parliamo poi del coraggio che ci vuole ad affrontare un genere come il ritratto “aulico”, in un’epoca che di aulico non ha più niente; trasformare le fattezze non sempre nobili di un’umanità ambiziosa e ingenua nella sua vanità autocelebrativa, probabilmente incosciente anch’essa, in quella di una stirpe eletta dal cielo è una creazione nella creazione che ha del prodigioso. E benché Sartini faccia miracoli, non sempre gli può riuscire di riscattare totalmente un volto scialbo, un’espressione imbalsamata, un corpo insignificante. Ma a guardare bene i precisissimi ritratti di Sartini, ci accorgiamo che quanto più sono accurati, tanto più aumenta la distanza che sentiamo nei confronti delle persone raffigurate…”
Vittorio Sgarbi | 1995
“…La natura rivela i suoi sensi profondi attraverso l’esperienza umana. Questa relazione profonda, vitale, tra natura e humanitas, costituisce la “poesia” di Sartini. Il riferimento alla cultura classica, al Rinascimento, è senz’altro un elemento fondante dell’arte di Sartini ma il suo umanesimo non è imitazione dell’antico ma assimilazione di un’esperienza che si proietta nel presente. Sembra evidente in lui la necessità che la fase di elaborazione interiore si traduca nell’incontro con la realtà naturale a un livello in cui questa fa sentire, nel puro dato di visione, i suoi significati profondi, senza tuttavia dichiararli, perché diventerebbero mondana illustrazione; mentre vuole solo farsentire la “sostanza” che si nasconde dietro la sembianza…”
Prof. Massimo Papa | 2014 | Direttore del Museo Immaginario Verghiano di Vizzini