ULISSE SARTINI

ANTOLOGIA CRITICA

Prof. Attilio Moroni | 1985 | Rettore dell’Università degli Studi di Macerata

Sunt nomina rebus! Lo ricordate? con questo aforisma gli antichi concedevano l’essere reale alle cose, costituendole nella loro essenzialità e nella loro forma.

Per questo aspetto il grande Omero chiamò Ulisse l’uomo “…di multiforme ingegno”.

Per altro verso io direi lo stesso di un nuovo Ulisse, di Ulisse Sartini, l’artista milanese che da colore trae con estrema passione la sua ragion di vivere e di operare. Spazi infatti con la ricchezza pregnante del suo spirito in visioni quasi metafisiche, che calano poi in espressioni pittoriche raffinate e tenacemente riflessive, alla ricerca del processo genetico della vita: problema che induce poi il Sartini a larghissimi tratti meditativi.

E, inoltre, gratificato da venature sempre sollecitanti di quel mondo senza termini, né spaziali né temporale, che è quello della classicità, rivive il pieno antropologico, la cui bellezza sofferta o già affiorata filtra con il suo animo quasi incantato, soppesando la linea ed il colore con raffinata distinzione di stile, per cui la luce si a splendore e l’incarnato si rende vivo e sé movente, sì che l’atmosfera che permea il dipinto diviene respiro, a guisa in brezza che si riversa ben paesaggio, che è presenza costantemente integrante del dipinto stesso.

Un ritrattista d’eccezione è, dunque, il Sartini, che ha dell’antico regime dell’arte la solidarietà dell’impianto e il delicatissimo impegno della forma, ed è, nel contempo, e qui sta l’originalità complessa assai attento, che ha del presente l’ansia tormentata di un itinerario che è per sua natura sempre incompiuto: verte infatti sul grande mistero della vita umana.

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