Sartini di nome si chiama Ulisse.
Ecco, mai un nome fu più appropriato.
Ulisse significa avventura e mistero, invenzione e rigore.
Così sono appunto i quadri ch’egli dipinge: affascinanti e arcani, ricchi di suggestioni e di messaggi segreti.
Non per nulla le sue opere appaiono sullo sfondo di quello che lui chiama Embriocosmo, un mondo in cui, soprattutto ultimamente, immerge gli spazi.
I suoi autoritratti e i suoi ritratti, ma anche le opere di pura invenzione, quali l’Annunciazione o come Maria nell’immagine della Deposizione, sono tutte forme della sua creatività e della sua immaginazione.
Ma non si pensi a un arbitrio suscitato dalla sua brillante invenzione intellettuale.
Egli ama la verità dei suoi soggetti e ad essa coordina ogni sensazione.
Di frequente ricorre anche alla propria immagine per documentare la sue emozioni, come nel San Sebastiano legato alla colonna o come nel Cristo dopo la crocefissione.
Ogni sua immagine, almeno dal suo Bacco del `97 alla sua Maddalena come Salomè del `98, possiede una particolare invenzione, un’idea precisa, un paesaggio sereno o drammatico che si dipana sullo sfondo.
Ma questo riguarda del resto ogni altra sua opera.
Alberi e manichini, con dovizia di particolari e lusso di drappi, angeli di pace, angeli musicanti e angeli annunziatori, aquile e colombi: sono queste le metafore di cui Sartini si serve per comporre le proprie allusioni poetiche.
Ogni sua immagine è un simbolo e un’allegoria.
Tra intuizioni e riferimenti specifici, il suo universo è fitto di un profondo anelito verso un’impossibile felicità, a cui egli tuttavia crede.
In ogni aspetto delle sue rappresentazioni c’è l’incanto, il garbo e l’eleganza della bellezza:
una sorta di accordo tra le parti, un’armonia che risolve ogni problema.
Indubbiamente Sartini è un visionario.
Egli avverte l’enigma dell’arcano e cerca a modo suo d’interpretarlo.
Non forza però mai la mano a trovare una facile soluzione.
L’ “operazione” ch’egli tenta è quella che propone ogni volta la scelta non agevole, ma più complessa e a prima vista quella meno persuasiva.
Le sue intuizioni e le sue rivelazioni appartengono al racconto incantato che la memoria gli suggerisce.
Il suo colore è profondo, ricco di suggestioni e di magie.
In lui la luce e l’ombra non hanno mai una funzione decorativa, bensì una funzione sempre espressiva, così la sua “materia” ha sempre un’intensità, un “tono” e un carattere, che appartiene prettamente al suo linguaggio.
Quella che Sartini racconta è parte dei suoi sentimenti, dove malinconia e dolcezza, soavità e grazia, lottano sempre contro l’asprezza della nostra esistenza.
E’ sempre la coscienza che gli consiglia la verità.
Egli cioè rifiuta il gioco e l’intreccio frivolo dei sentimenti.
Crede nella sostanza del vero, anche se nelle sue opere si affida alla finzione per esprimere il giusto senso della realtà.
Nel suo dipingere pensa che la nostra vita intera sia una trasposizione della nostra memoria in immagine.
E’ dunque così che si comporta: le sue ragioni si manifestano in una serie di motivi che gli creano intorno un consenso sicuro.
Quale è dunque la sua poetica?
Indubbiamente Sartini crede all’armonia del Cosmo, alla sua perfezione, che solo il dolore e le avversità possono turbare.
Così, tra gioia e dolore, la nostra esistenza, con alterne fortune, passa indomita.
Egli ha fede nel destino, nella saggezza del Fato, ma in ogni momento può accadere che il caso sia contrario ai nostri eventi.
Allora può accadere che un avvenimento imprevisto possa suscitare una situazione contraria.
E’ in queste occasioni che abbiamo bisogno di una particolare fortuna.
Sartini ha un desiderio: quello di rispettare le sembianze di una fisionomia; così nei suoi ritratti e nella sua stessa immagine dipinta.
Ma ancora di più ha bisogno di rispettare l’autenticità radicale, cioè alla radice, di un volto, di un aspetto, che vuole in ogni caso intenso e assoluto.
Egli cerca, col giusto assunto del dato credibile, l’elemento che possa convincere e dia una garanzia.
E ad esso assicura le sue immagini terrene e ultraterrene.
In questo modo egli plasma e compone il suo modo di sentire e di esprimere le sue inquietudini e le sue preoccupazioni.
La situazione in cui vive gli garantisce una immunità sicura, che sfrutta a suo vantaggio.
Dietro di lui non ha garanzie, tranne il suo impegno di artista.
Ed è a questa dote ch’egli si assicura e assicura la sua esistenza.
In sé possiede soltanto la fortuna di essere pittore.
Ed è su questa dote esclusiva ch’egli gioca ogni sua carta.
Il cielo e la terra gli sono propizi.
E’ così che, dai corpi celesti alle forme terrene, egli produce le sue visioni e i suoi fantasmi.
La fortuna è ch’egli sia un pittore autentico e che amore, simpatia e bellezza sono dalla sua parte: è appunto su queste doti ch’egli gioca e vince.